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Anche nell'antica Roma impazzavano follower, influencer e social network

In una società governata dal diritto la comunicazione è l'arma più forte. Cicerone seppe usarla in senso modernissimo per espandere e fidelizzare i propri follower, vincere le elezioni, scalare il potere e conquistare il consolato

Nel 55 a.C., più di duemila anni fa, Cicerone espresse un concetto di stupefacente attualità: la comunicazione è potere.


"Nulla a mio parere è più insigne della capacità di avvincere con la parola l'attenzione degli uomini, guadagnarne il consenso, spingerli a piacimento dovunque e da dovunque distoglierli: questa sola capacità ha sempre avuto importanza ed è sempre prevalsa presso i popoli liberi e principalmente nelle comunità governate dalla pace e dall'ordine.... Proprio per questa ragione siamo superiori alle bestie: in quanto discorriamo tra noi"
 (De Oratore)

 

I romani avevano un'alta considerazione del diritto quale strumento di libertà e regolazione dei conflitti tra cittadini e sapevano che per ottenere dagli altri ciò che si desidera è necessario influenzarne emozioni e decisioni attraverso l'eloquenza, "l'arte di parlare bene". La stessa carriera politica di Cicerone è tutta basata sull'uso della parola. Forte dei successi in tribunale, divenne sempre più popolare e attrasse moltissimi sostenitori grazie ai quali affrontò e vinse innumerevoli campagne elettorali fino a conquistare la carica più alta: il consolato.


Clientes e patrones, i follower e gli influencer del passato




Ma come si fidelizzavano costantemente i seguaci in un'epoca in cui non c'erano internet, tv, radio e quotidiani? Se gettiamo uno sguardo a un antico istituto giuridico tipico dell'età romana - il "clientelismo" - ci accorgiamo che social network, follower ed influencer esistevano già sotto altro nome.

Il "cliens" era un cittadino romano di stato libero che si obbligava ad adempiere a una serie di obblighi nei confronti di un "patronus" a propria volta obbligato nei confronti del cliente in una relazione detta "patronato".






I patrones erano ricchi e influenti personaggi della Roma-bene che occupavano o ambivano a conquistare cariche elettive nelle istituzioni. I clientes, da parte loro, avevano bisogno di "arrotondare" il proprio reddito grazie alla generosità e al sostegno del loro patrono: avvocati con poche cause, artisti senza committenti, insegnanti con pochi alunni, "portaborse", faccendieri.

Tra le varie incombenze, i clientes si impegnavano a fare campagna elettorale per i loro patrones di cui erano - letteralmente - i follower: lo salutavano al mattino nell'anticamera della domus (da cui l'espressione: fare anticamera) e lo seguivano a piedi per le vie della città fino al foro o al tribunale cantandone le lodi, sostenendone le qualità, dandogli visibilità, invitando tutti a sostenerlo e a votarlo in occasioni delle prossime elezioni.


Un rapporto di fidelizzazione quotidiana

Se il cliente aveva bisogno di un "santo in paradiso" per sbarcare il lunario e migliorare la propria condizione economica e sociale, il patrono aveva bisogno del cliente - di tanti clienti! - per esprimere il proprio status e dimostrare a tutti di essere una persona con tanti "seguaci" sempre pornti a sostenerlo. Patroni-influencer e i clienti-follower erano uniti dalla fides (fede, fiducia) in un processo vero e propio di fidelizzazione reciproca quotidiana.


La domus

Se oggi la relazione tra influencer e follower si alimenta online, la fidelizzazione tra patrones e clientes si sviluppava a partire dalla domus, un vero e proprio social network del passato.{alertInfo} 


Infatti, mentre la tipica abitazione privata del cittadino medio era un appartamento facente parte di un condominio (insula) la domus era una vera e propria "casa di rappresentanza", appannaggio dei cittadini più facoltosi dei quali esprimeva la classe, la ricchezza, le relazioni, il potere. Infatti, pur essendo molto ampia, la domus aveva pochi spazi completamente privati e tanti spazi "social", sempre aperti a un pubblico di schiavi, liberti, amici, ospiti, funzionari e, appunto, di clientes in attesa di regalie e disposizioni.


Cicerone: "Qualunque obiettivo vogliate raggiungere, affidatevi a un comunicatore!"


Già 2000 anni fa Cicerone esortava i suoi concittadini ad affidarsi ai professionisti della comunicazione perché sanno valorizzare, promuovere e creare consenso su qualunque argomento si applichino.

"Un discorso che infiammi o plachi sentimenti e passione - scrive Cicerone - è prerogativa dell'oratore. Le stesse scienze naturali e le discipline matematiche o mediche appartengono a coloro che le professano, ma se qualcuno volesse darne brillante esposizione dovrebbe ricorrere alla capacità dell'oratore... "

Ai giorni nostri "parlare bene" - cioè saper comunicare in modo seducente e persuasivo - resta la via principale per raggiungere un obiettivo attraverso il consenso di altre persone e richiede la padronanza del linguaggio e degli strumenti di comunicazione del presente.

Dario Galvagno

Agente immobiliare associato Keller Williams, già giornalista e comunicatore d'impresa, fondatore del blog Roma Real Estate News.

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